Stefano Accornero è sacerdote

L’ordinazione di don Stefano Accornero di sabato scorso era prevista da tempo ed è stata preparata molto accuratamente e con il coinvolgimento massiccio della Pastorale Giovanile, che ha fatto precedere la celebrazione da una settimana comunitaria, vissuta dagli Oblati di San Giuseppe. E’ stata l’occasione per confrontarsi sulla vocazione, sulla fede dei giovani e anche su una chiesa che guarda al futuro.

Riportiamo, per amplificare il valore di questo evento, il testo dell’omelia del nostro Vescovo: 

«Nella Parola di Dio che abbiamo ascoltato, don Stefano ripercorre il suo incontro con il Signore. Nel salmo, abbiamo letto: ero misero ed egli mi ha salvato. E la realtà del nostro Dio infinitamente grande e potente che ama e sceglie come suoi collaboratori chi è piccolo e peccatore è un mistero che sempre ci lascia smarriti.

Abbiamo anche sentito San Paolo: “Egli, infatti, ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia”. Oggi solleviamo lo sguardo dalla nostra piccolezza e guardiamo a Dio, al suo amore e al dono della sua grazia che in modo così speciale viene effusa su Stefano.

Il sacramento che celebriamo ti conforma a Cristo. Fa di te un “altro Cristo”. Conformandoti al Signore Gesù agirai come lui, insieme a lui e per lui. Ti unirai alla grande opera del Figlio di portare l’umanità al Padre. Lo farai alla maniera di Gesù che dona la vita per la salvezza del mondo. Lo farai con il suo stile che è quello di essere servo e non padrone.

Diventando presbitero nella comunità ricevi la grazia per ripetere le Parole di Gesù che compiono la sua salvezza. “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue… Ti assolvo dai tuoi peccati” Parole che non solo compiono la salvezza del Signore ma che anche diventano programma di vita per te. Quel corpo dato e quel sangue versato dovranno essere anche il tuo corpo ed il tuo sangue, cioè la tua vita donata. Quel “ti assolvo dai peccati” che dirai in nome di Gesù diventerà il tuo stile di relazione con gli altri: uno stile improntato al perdono, alla riconciliazione, alla ricerca di tutto ciò che unisce, all’apprezzamento ostinato dell’altro.

Come Gesù annuncerai la Parola di Dio. Una Parola che è fonte di vita e di gioia. Una parola che chiede di essere annunciata a tutti, anche a chi non frequenta le nostre chiese. Una parola che sei chiamato a vivere in prima persona e spezzare per questo popolo, per renderla comprensibile, attuale, vivibile qui e oggi. Una parola che generi gioia nella vita di chi l’ascolta e che spinga tutti alla missione.

Come Gesù, il buon pastore, sei chiamato a “pascere le sue pecore” anzitutto in quel piccolo gregge che è la comunità astigiana. Una comunità coi suoi pregi e difetti, da amare e servire così come essa è. Una comunità che stimolerai a crescere nella fraternità, facendoti fratello di tutti, trovando in ogni persona qualcosa di buono e di bello da amare e apprezzare. Una comunità che aiuterai a rimanere radicata nel Vangelo, perché, per essere Chiesa, non basta essere amici e fare delle cose belle insieme, ma ci è chiesto piuttosto di essere comunità in cui si vive il Vangelo e lo si annuncia al di fuori delle proprie mura.

Dalle letture che hai scelto colgo alcuni suggerimenti concreti:

Non dire sono giovane: questo è guardare a te. Dì invece ciò che rimanda al Signore, ciò che egli compie, non ciò che tu sei. Guarda al Signore senza stancarti, e parla sempre di Lui.

Ravviva il dono ricevuto: la grazia del Signore è un dono da custodire ogni giorno. Solo rimanendo radicato nel Signore il tuo ministero potrà essere fruttuoso. Rimani attaccato al Signore: prega, prega molto. Coltiva senza stancarti la tua vita spirituale. Questo non farlo da solo, ma anzitutto vivilo nella fraternità col nostro presbiterio.

Fatti cingere e condurre dal Signore che ti porterà dove Lui vorrà. Stai sempre dietro a Gesù, mai davanti a Lui. Ti guidi sempre Il Vangelo e non le tue idee e opinioni, o quelle di qualcun altro.  Questa Parola chiede anche di farti guidare dalla comunità che servirai: dovrai ascoltarla, conoscerla, apprezzarla, dare la vita per essa. E ciò comporta inevitabilmente l’accettare di farsi plasmare dalla comunità, di costruire il proprio tratto secondo la “forma” della tua comunità. Il Signore ti porterà dove vorrà lui, compreso dove non ti piace stare, dove non vuoi andare, perfino dove senti che ciò è contro di te. Ma se è il Signore che ti porta, vai, fatti guidare, non avere paura.

A noi che oggi preghiamo con te e per te cosa è chiesto?

Come Presbiterio ti accogliamo, come uno di noi. Sei il più giovane, ma anche a noi è chiesto di non dire “sei giovane”. Accogliendoti come uno di noi sentiamo nostra la responsabilità di accompagnarti e sostenerti nel cammino sacerdotale, nella fedeltà al Signore, compito e scelta che insieme condividiamo. Fai tesoro dei consigli che i più anziani ti daranno. Senti tutti come tuoi fratelli e non cedere mai alla tentazione dell’impazienza o del giudizio che non conosce misericordia. Insieme con noi dovrai camminare, pazientare e soffrire nella ricerca di una forma di Chiesa che sia missionaria in un mondo che non è più cristiano.

Anche la nostra comunità diocesana ti accoglie come suo presbitero/anziano. La grazia del sacramento ti pone come servo in mezzo a questo popolo. Tutti voi fedeli non dimenticate che, camminare insieme nella Chiesa, significa anche farsi guidare da chi il Signore ha scelto come vostri pastori. Sono certo che questa nostra comunità ti vorrà bene così come sei accentando anche le istanze di novità che tu porterai con la tua persona.

Concludo rilanciandoti a mo’ di augurio quanto mi hai confidato in un nostro incontro: “Non vedo l’ora di celebrare la Messa. Sia come una scuola d’amore che mi faccia vivere ciò che celebro”

Il Signore ti benedica e ti accompagni sempre caro don Stefano.»