Come referente sinodale della diocesi, sto attendendo l’Assemblea che si svolgerà a Roma nel fine mese (dal 31 marzo al 3 aprile 2025 n.d.r.). Sono in trepidazione per papa Francesco, ancora al Gemelli e di fronte alla salute del papa, tutto passa in second’ordine, mi unisco alle tante preghiere di invocazione per una pronta e completa guarigione …. tutti camminiamo con lui.
In questo progredire ecclesiale vivremo la Seconda Assemblea nazionale come esperienza di Chiesa e di comunione; in attesa di partecipare e dopo aver inviato sintesi a Camminosinodale, in cui sono state espresse le risultanze della Fase Profetica in diocesi (cfr. sito diocesi), mi sto documentando sul Giubileo e sui suoi significati.
Ho riflettuto su quanto visionato e sono pervenuta ad alcune considerazioni che mi permetto di comunicare, sempre alla luce dell’esperienza sinodale maturata dal 2021 ad oggi. “Yobel”, il corno di capro che segna i 7 cicli di 7 anni (49 + 1) del Giubileo ebraico di riposo della terra, di remissione dei debiti, di liberazione degli schiavi, poi diventato Giubileo cattolico con papa Bonifacio VIII, di dantesca memoria, ha notevoli agganci con il Sinodo, specie il Sinodo della Chiesa italiana. Anzi, credo, addirittura, che da parte dei vescovi si sia voluto far coincidere la fine del Cammino sinodale con l’anno giubilare: i due anni di Fase narrativa, poi la sapienziale, a seguire la profetica, giusto per giungere all’anno del “Symbolon”, ovvero il Giubileo del 2025. Il Sinodo è un cammino, una strada insieme, percorsa a varie velocità, attendendo tutti, proprio tutti, chi ha certezze, chi è alla ricerca, si arriva ad una meta, ad un obiettivo, che è la formazione, il tenere viva la propria fede, la corresponsabilità laicale, il dialogo, l’ascolto. Il Giubileo fa parte del grande e secolare tema del pellegrinaggio: si parte, da punti diversi dell’ecumene, da soli, insieme, si prega, ci si prepara, ci si forma, si raggiungono le grandi basiliche della cristianità, si sta insieme con gente da ogni parte, tutti uniti dalla comune fede in Cristo, si è pellegrini, come in questi anni di lavori sinodali lo siamo stati, pellegrini nel dialogo e nell’ascolto. La riscoperta della preghiera insieme, l’inno del Giubileo, intenso, melodico, tutto da gustare, il trovarsi con altre comunità parrocchiali, tra giovani, tra famiglie, tra ragazzi: tutto questo rappresenta il Sinodo, a mio avviso, la parte più umana, più calda di vita e di azioni. Altro aspetto: si è pellegrini insieme con il clero, con i consacrati, laici e consacrati, si parte insieme, non è questa un’istanza sinodale? Amici, la storia del Giubileo è grandiosa, se riuscite, leggete, informatevi, (tutta da conservare la lezione tenuta da don Simone Unere all’Officina liturgica) non si tratta di una semplice e popolare gita fuori porta…. È la storia dell’uomo, che si muove alla ricerca, per migliorarsi, che si sposta anche con il rischio di non tornare, come avveniva nei secoli passati… Una migrazione spirituale, alla ricerca di certezze, insieme, un cammino con altri… e torniamo al significato di Sinodo. La nostra Chiesa italiana può veramente rafforzarsi alla luce dell’unione spirituale Sinodo-Giubileo, in particolare il nostro Nord-Ovest: così problematico, a tratti scettico, profondo e schivo spesso, esso acquisirà forza morale e carattere per scelte e propositi di fede ad ampio respiro. Siamo tutti pellegrini, di speranza, in ricerca, nel dialogo, nell’ascolto, nell’aiuto reciproco a rialzarci e riprendere il Cammino.
Mariarosa Poggio referente sinodale