“Non è bene che l’uomo sia solo. Curare il malato curando le relazioni”, questo è il messaggio di papa Francesco per questa XXXII Giornata Mondiale del Malato che si celebra ogni 11 febbraio a partire dal 1993 nella memoria della Beata Vergine di Lourdes, Maria Santissima, Salute degli infermi.
Partendo da un passo della Genesi (Gen 2,18), il Pontefice ricorda come Dio abbia creato l’uomo per stare in comunione e, per questo, abbandono e solitudine spaventano e sono dolorose. La sofferenza e il male, poi, affliggono ancor più l’essere umano “nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria”.
La cultura dell’individualismo, che coltiva il mito dell’efficienza, trasforma, infatti, in scarto le donne e gli uomini che non hanno più le forze e la salute necessarie per stare al passo, per “produrre”. L’isolamento obbligato che ne discende, poi, fa perdere il significato dell’esistenza, toglie la gioia dell’amore e rende ancora più oppressiva la solitudine che la persona si trova a sperimentare in tale circostanza. Per questo, la prima attenzione di cui si ha bisogno nella malattia è la vicinanza, è una prossimità piena di compassione e di tenerezza, è l’attenzione a tutte le relazioni, siano esse con Dio, con gli altri, con i familiari, gli amici o gli operatori sanitari, col Creato e anche con sé stessi.
“A voi, che state vivendo la malattia, passeggera o cronica, vorrei dire: non abbiate vergogna del vostro desiderio di vicinanza e di tenerezza! Non nascondetelo e non pensate mai di essere un peso per gli altri. La condizione dei malati invita tutti a frenare i ritmi esasperati in cui siamo immersi e a ritrovare noi stessi. In questo cambiamento d’epoca che viviamo, specialmente noi cristiani siamo chiamati ad adottare lo sguardo compassionevole di Gesù. Prendiamoci cura di chi soffre ed è solo, magari emarginato e scartato. […] E così cooperiamo a contrastare la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, dello scarto e a far crescere la cultura della tenerezza e della compassione”.
Nel suo messaggio per questa giornata papa Francesco ricorda anche come sia insito nella nostra natura essere “invocazione di relazione”, mentre il sopraggiungere di una malattia seria diventa spesso un’esperienza che isola! Isolati e abbandonati sono molti anziani nelle Rsa, ma soli e spesso lasciati unicamente con le loro famiglie, sono anche i tanti malati, gli invalidi, i portatori di handicap fisici e psichici presenti nelle nostre comunità.
Il vescovo Marco Prastaro, venerdì 9 febbraio, alle 16, concelebrerà l’Eucarestia assieme a don Giancarlo Iraldi, cappellano dell’ospedale. L’invito di partecipazione è rivolto a tutti i malati e ai loro congiunti, al personale sanitario e socio assistenziale, ai volontari ospedalieri e a tutta la cittadinanza; l’appuntamento è per le 16 al piano -1 del Cardinal Massaia.