Da oggi, venerdì 6 novembre, il Piemonte è zona rossa ed è scattato il lockdown su disposizione del Governo, ma cosa cambia per la Chiesa? Risponde don Marco Andina, vicario generale della Diocesi di Asti.
Carissimi sacerdoti e diaconi, in questi giorni nei quali il peggioramento della curva del contagio ha portato il Governo e le Regioni a definire nuove misure per il contenimento della pandemia, sono numerose le richieste di chiarimento che ci arrivano in merito all’attività pastorale e alle celebrazioni liturgiche nelle nostre comunità. Premetto che, fino ad ora, nessuna comunicazione ufficiale è giunta alle Diocesi da Roma (Cei o ministero), anche perché l’Italia è divisa in tre diverse zone che hanno restrizioni diverse. Però, come avrete anche voi letto, il testo del nuovo Dpcm del 3 novembre 2020, anche nelle “zone rosse” dove sono in atto i provvedimenti più severi, non prevede il divieto di celebrare le sante messe con la partecipazione di popolo. Restano, quindi, in vigore le norme previste dal Protocollo tra la Cei e il Governo, sottoscritto lo scorso 7 maggio, con successivi aggiornamenti. A questo proposito chiedo a tutti la massima responsabilità per una scrupolosa osservanza di quanto previsto. In particolare ricordo di tenere sempre coperti il calice e la pisside anche durante la consacrazione e di usare la mascherina per tutta la durata della celebrazione.