da Trieste: la parola ai delegati

Trieste diventa laboratorio di partecipazione: i  Villaggi delle Buone Pratiche con stand e punti informativi, le Piazze della democrazia, le Tavole rotonde e dialoghi, tante opportunità per una “settimana” che si inserisce nel solco del cammino sinodale della Chiesa, riprendendo lo spirito originario del beato Giuseppe Toniolo che per primo, più di un secolo fa, a Pistoia nel 1907, ideò questo format che poi è cresciuto e si è sviluppato nei decenni per chiedere gli uomini di buona volontà, che professano la propria fede in Dio, di contribuire con la propria visione di credenti e mettersi in gioco per il buon governo del proprio Paese.

Riportiamo, a documentazione di questo ricco evento, il commento dei delegati della diocesi di Asti.

Il Vescovo:

Il tema musicale che ha accompagnato la settimana sociale dei cattolici a Trieste diceva “Libertà è partecipazione”. Ed in effetti, la partecipazione, la sovranità del popolo, la dignità umana sono emersi come alcuni dei pilastri che stanno “al cuore della democrazia”.

Come cristiani che ogni giorno pregano dicendo “venga il tuo Regno”, dobbiamo riaccendere passione anche per le questioni del bene comune e della nostra realtà territoriale ricordandoci che lo scopo dell’agire del Cristiano nella società è sempre il servizio all’uomo, a tutto l’uomo e a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo.

Provo a raccogliere alcuni dei molti stimoli ricevuti nelle giornate triestine in prospettiva di azioni che potremmo compiere come cattolici astigiani.

Una prima proposta è quella di rilanciare iniziative per la formazione dei cattolici all’impegno sociale e politico, soprattutto verso i giovani che, se da un lato sbrigativamente etichettiamo come disinteressati, dall’altro sanno esprimere opinioni e impegno che sempre sorprendono. Ecco perché vorrei sollecitare soprattutto chi si occupa di giovani a pensare per i prossimi anni un cammino di sensibilizzazione, di avvicinamento e di impegno rispetto a temi sociali e politici. Un tempo questi cammini si chiamavano scuole di politica, forse oggi dovremmo cambiarne il nome e le modalità, conservandone però lo scopo finale.

Un secondo aspetto che ritengo importante per la nostra Chiesa è quello di promuovere iniziative che rendano più partecipati i processi decisionali legati alle esigenze del nostro territorio. In questo momento vi sono alcuni temi importanti che la nostra città e provincia deve affrontare – es. la tangenziale Sud-Ovest, l’aumento della Tari, il carcere, i bassi salari, la sicurezza sul lavoro…- : come comunità cristiane non abbiamo nulla da dire a riguardo?

Un processo che, a livello ecclesiale, vorremmo vivere in modo partecipato è quello di fornire al membro del consiglio di indirizzo della fondazione CrAsti indicato dalla Diocesi, considerazioni, suggerimenti e proposte che possa offrire ed utilizzare in sede di elaborazione del Documento Programmatico Previsionale della fondazione.

C’è poi tutto il tema delle comunità energetiche: nelle nostre parrocchie dovremmo iniziare a parlarne più seriamente e magari anche a crearne alcune.

Come cristiani possiamo inoltre contribuire a superare quel senso di rinuncia e disinteresse che nasce dal pensare che tanto non cambierà mai nulla, che tanto comandano sempre gli stessi, rilanciando una nostra maggiore presenza in ambito sociale e politico, sostenendo un cambio generazionale, anche correndo il rischio di proporre e sostenere persone nuove.

Come ci ha ricordato il Papa: «Non possiamo accontentarci di una fede marginale. Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce».

+ Marco

 

Il responsabile della Pastorale sociale

La settimana scorsa, da mercoledì 3 a domenica 7 luglio, si è svolta la 50ª edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana e dedicata dal suo Comitato Scientifico e Organizzatore, presieduto da Mons. Luigi Renna, al tema “Al cuore della Democrazia Partecipare tra Storia e Futuro”.

Nella città di Trieste, che ha vissuto e continua a vivere il tema dell’intreccio di confini dai diversi punti di vista geografico, sociale, linguistico, culturale, provenienti dalle Diocesi di tutta Italia, dalle associazioni e dai movimenti cattolici, da università e da testate giornalistiche, sono stati accolti e si sono incontrati i circa 1500 delegati, che, nelle mattinate, hanno partecipato alle riflessioni bibliche e spirituali e alle assemblee plenarie con gli interventi dei relatori ospiti e si sono confrontati, divisi per gruppi, attraverso la condivisione del metodo sinodale, all’interno dei “Laboratori di partecipazione”, dando spazio e rilievo al pensiero e alla parola di ciascun delegato e partecipante.

Nei pomeriggi, negli stand e nei luoghi di incontro allestiti per le vie della città, per favorire e agevolare i rapporti con la comunità triestina, si sono realizzate le “Piazze della Democrazia” e i “Dialoghi delle Buone Pratiche”, con momenti di approfondimento e dibattito su tematiche come la pace, le migrazioni, l’inclusione dei piu’ fragili e dei senza voce, l’intelligenza artificiale, la famiglia, la salute, la conversione ecologica e l’ecologia integrale, lo sport e momenti di presentazione delle buone prassi e delle diverse realtà che sono già interessate e coinvolte con un ruolo importante nella dinamica politica e sociale del nostro paese.

Nota estremamente positiva e’ stata la presenza di moltissimi giovani desiderosi di partecipare, di essere protagonisti, di esprimersi e di essere attivi e propositivi per costruire un Bene Comune che torni a vantaggio della nostra società e delle nostre comunità, e quindi dandoci molta speranza per il futuro. Ed in questo la Diocesi di Asti ha dato un suo fattivo ed apprezzato contributo con la presenza nella sua delegazione di due giovanissimi: Laura Goria e Giacomo Vione.

L’obiettivo del tema scelto “Al cuore della Democrazia”, del metodo sinodale adottato per la conduzione delle attività e dell’intelligenza preparatoria ed organizzativa dei lavori, citando Mons. Renna, è consistito nel “portare a casa questa esperienza nella convinzione che i Cattolici, nei vari ambiti, sentono l’importanza di ripensare la dimensione comunitaria, partecipando alla vita sociale e democratica, in Italia come in Europa”, delineando un vero e proprio percorso perché il mondo cattolico nelle sue diverse e ampie articolazioni possa tornare a sentirsi “soggetto attivo” nel dibattito e nell’azione sociale e politica, fornendo propri contributi significativi e generativi.

L’importanza di questi giorni e’ stata sottolineata dall’apertura dei lavori da parte del Presidente della Repubblica On. Sergio Mattarella e del Presidente della CEI Cardinale Matteo Maria Zuppi. Al termine delle cinque giornate, i delegati hanno avuto un emozionante incontro con Papa Francesco, che ha poi concluso i lavori con la Concelebrazione Eucaristica e l’Angelus da una gremitissima Piazza Unità d’Italia.

Conclusioni queste non fine a se stesse, ma che alimentano la possibilità di esplorare  nuovi percorsi e opportunità, fornire diversi contributi e realizzare ampie intersezioni e intrecci tra le comunità umane e gli ambiti ecclesiali, recuperando il valore e il senso del “lievito”, principio attivo alla base e a sostegno del pensiero e dell’azione sociale e politica dei cittadini impegnati a costruire insieme e per tutti, nessuno escluso, il Bene Comune e un futuro democratico e partecipato.

Francesco Scalfari

 

Una giovane ricercatrice

Cinque giornate di contenuti di alto profilo e confronto sulla partecipazione civica, sulla democrazia e sulle grandi sfide dei nostri tempi, a partire dal discorso del Capo dello Stato, On. Sergio Mattarella, in apertura, mercoledì 3 luglio 2024, che ci ha ricordato «La democrazia non è mai conquistata per sempre. Il succedersi delle diverse condizioni storiche e delle loro mutevoli caratteristiche, ne richiede un attento, costante inveramento».

Giovedì, venerdì e sabato, al mattino, presso il Generali Convention Center di Trieste, situato al Porto Vecchio, le riflessioni bibliche e, a seguire, le assemblee plenarie che hanno coinvolto docenti universitari provenienti da diversi atenei italiani, sui temi cardine del percorso. Poi, i laboratori di partecipazione, organizzati a gruppi e divisi per ambiti tematici, sulla base delle sensibilità dei mille delegati: dalle migrazioni alla cultura, dal lavoro alla pace, dall’ambiente all’educazione. I lavori sospendevano per la pausa pranzo.

Nel pomeriggio il trasferimento, tramite navette, nel centro città, dove le piazze triestine hanno accolto numerosi convegni sui temi più svariati: dalla scuola come luogo di educazione alla partecipazione, allo sport come spazio per favorire l’inclusione, dalla conversione ecologica alla salute, alla famiglia come tessitrice di legami, relazioni e comunità. Si è parlato di democrazia digitale, periferie, istituzioni locali, carceri, economia civile, migrazioni, disarmo, istituzioni e rappresentanza.

Su tutte, per me è stata di ispirazione la relazione “Conversione ecologica: energie per cambiare rotta”, con Giovanni Mori, Gabriella Chiellino, Chiara Francesca Di Tizio e il moderatore Simone Morandini. Qui ho scoperto tre modi diversi di impegnarsi per il clima e si è riflettuto su quanto la mobilitazione abbia favorito lo sviluppo di conoscenze e competenze sul tema, che oggi sono presenti nelle Università, nei dibattiti pubblici, nei convegni e tra gli attivisti ma, purtroppo, rimangono ancora fuori dalla pubblica amministrazione. E allora bisogna attivare processi che facilitino il trasferimento, anche nelle amministrazioni locali, di sensibilità e professionalità che favoriscano le comunità energetiche e processi di transizione alla sostenibilità, non solo ambientale ma anche sociale, e la vicenda di Satnam Singh ce lo ricorda.

Di grande valore l’incontro, il dialogo e il confronto con giovani provenienti da tutta Italia, tante nuove conoscenze, con cui abbiamo condiviso le cene alla Capitaneria di Porto e momenti di confronto sincero, ricchi di stimoli.

La sera, nuove attività culturali, come lo spettacolo di musica e parole condotto da Lorena Bianchetti che ha portato sul palco Riccardo Cocciante, Roberto Vecchioni, Tiromancino, Mister Rain, Maninni, Simone Cristicchi, Amara e la FVG Orchestra, diretti dal maestro Leonardo De Amicis. Sabato, al Teatro Verdi, la pièce di Giovanni Scifoni dedicata a San Francesco “FRÀ, la superstar del Medioevo”.

Dalla Settimana Sociale porto a casa la capacità di attivare di Gabriella Chiellino, esperta in Scienze Ambientali, le preziose riflessioni sulla partecipazione di Elena Granata, Urbanista e Vicepresidente del Comitato Scientifico delle Settimane sociali, la conoscenza di giovani impegnati nei loro territori con cui si può costruire una rete, il lavoro svolto nell’ambito dei laboratori sul tema delle migrazioni, le problematiche su cui abbiamo posto l’attenzione e le relative soluzioni elaborate.

E ancora gli spunti che ci hanno regalato la prof.ssa M. Gorli, il prof. F. Pizzolato, Mons. Renna, Mons. Trevisi, l’incontro di Matteo Maria Zuppi, Cardinale e Presidente della CEI, che fin dal primo intervento, con una gentilezza contagiosa, ci ha proposto riflessioni di grande valore, che ricorderemo a lungo.

Non dimenticherò l’ospitalità di Trieste, città di confine che ci ha accolti nelle sue piazze, divenute per cinque giorni “Le piazze della democrazia” con banchetti, eventi, palchi e talk. Una città che vive profondamente il fenomeno delle migrazioni, con una delle piazze più suggestive al mondo affacciata sul mare dove, domenica 7 luglio, Papa Francesco ha presieduto la Concelebrazione eucaristica, a seguito dell’incontro con i delegati presso il Centro Congressi, dove ci ha ricordato «La partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va ‘allenata’, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche», concludendo così i lavori della Settimana Sociali.

Laura Goria

 

Un giovane studente

Mi presento: sono Giacomo Vione, ho 18 anni, vengo da Portacomaro, un paese del Monferrato di circa 2000 abitanti in provincia di Asti. Dalle recenti elezioni comunali di giugno sono entrato a far parte del consiglio amministrativo del mio Comune. Per il momento ho potuto partecipare al primo Consiglio in cui ho iniziato ad ascoltare e a cercare di capire come funzioni la “macchina”  burocratica e amministrativa di una, seppur piccola, realtà.

Nella Settimana Sociale di Trieste ho avuto modo di incontrare diversi amministratori locali provenienti da tutta Italia con incarichi diversi, da consiglieri comunali, a sindaci, a consiglieri regionali. Dai vissuti personali è emerso che, molto spesso, nel ruolo ricoperto ci si sente soli in quanto politici cattolici e quindi è nato il desiderio di creare dei legami reali per potersi sostenere e adottare dei criteri comuni di intervento nelle proprie realtà territoriali.

Abbiamo riflettuto in diverse modalità sul tema della democrazia e abbiamo notato che un problema serio è la scarsa partecipazione alla vita politica del nostro Paese, non solo da parte cattolica ma da parte di tutti i cittadini. Proprio per questo, da neo diciottenne, ho sentito il bisogno di fare qualcosa in prima persona, iniziando dai luoghi a me noti e cari come la mia parrocchia e il mio piccolo paese. Ho sentito mie le parole dell’arcivescovo Luigi Renna, che ci invitava a non creare un nuovo partito cattolico ma “uno spartito” con cui lavorare.

L’esperienza a Trieste è stata un’occasione per conoscere un nuovo mondo fatto di partecipazione attiva da parte dei cattolici alla vita sociale e politica del Paese. Fare democrazia è passare dalla cura del proprio a quella di tutti, aiutare il prossimo come noi stessi. Infatti com’è possibile aiutare il prossimo se non siamo in grado di amare noi stessi? Mi viene in mente un esempio di come lungo le nostre strade tante volte per eccesso di velocità, non solo si può rischiare la propria vita ma anche quella degli altri e così in tante altre situazioni in cui non è preso in considerazione né il bene  proprio né quello altrui, dimenticandosi di cosa sia concretamente il bene comune.

Tornato a casa e ripensato a queste cinque giornate di lavoro, mi sono reso conto di quanto ampia e complessa sia questa realtà nuova per me e di quanto lavoro e impegno siano necessari per concretizzare quanto progettato in questa Settimana Sociale. Credo che anche le singole persone possano essere fonte di ispirazione e coinvolgimento per gli altri, e che, trainati da queste, si possa riaccendere il desiderio di partecipazione viva alla democrazia.

Giacomo Vione