Bentornati dal Kenya

Il viaggio missionario in Kenya con il Vescovo e con un gruppo di astigiani si è concluso. L’esperienza è stata arricchita dai molteplici contatti che Padre Marco ha maturato negli anni della sua missione e tutti i partecipanti sono stati edificati nell’incontro con esperienze, realtà, costumi e protagonisti della Chiesa in quelle zone. Un viaggio ricco di tante opportunità di relazione, teso ad allargare gli orizzonti pastorali per comprendere un modo diverso, nuovo, di essere Chiesa.

Il prossimo anno saranno i giovani i destinatari di questa proposta missionaria e sempre il Kenya sarà la meta: il viaggio appena concluso servirà per capire meglio su quali basi far crescere questa iniziativa.

In attesa di un vero e proprio diario di bordo, che farà comprendere i tanti dettagli dell’esperienza, la Gazzetta d’Asti ha dedicato una pagina di immagini della prima settimana di Kenya (vedi n. 30 del 26 luglio 2024)

e un’altra pagina di immagini della seconda settimana (vedi n. 31 del 2 agosto 2024).

Molte altre fotografie sono state veicolate dai “post” nei tanti gruppi di messaggistica con cui i partecipanti al viaggio tenevano quotidiani contatti con gli amici rimasti a casa, ma in tutti è forte il desiderio di “ascoltare” le tante suggestioni che il solo racconto “mediale” ci fa immaginare, ma non conoscere a fondo.

Sintetizzare i tanti messaggi non è facile: ad iniziare dall’accoglienza nella parrocchia di Tassia a Nairobi, al capire il calore umano del centro parrocchiale con la scuola che ospita 1700 bambini o al comprendere il valore di celebrare l’Eucaristia in un monolocale per una delle piccole comunità che compongono la parrocchia.

Come non stupirsi per la festa della scuola cattolica che ha sede nella parrocchia e come non farsi coinvolgere da circa 4000 persone che cantano e che pregano?!

Da conoscere anche la comunità del Cottolengo che, a Nairobi, svolge un’opera grandiosa: accoglie e cura i bambini orfani di genitori morti di AIDS; fino a qualche anno fa erano destinati alla morte anche i bambini; ora, se debitamente curati, possono salvarsi e crescere.

Condividere poi l’esperienza delle messe domenicali, celebrate in inglese o nella lingua locale, lo Swahili, quando si registra la partecipazione complessiva di 5000 persone e ogni Messa dura non meno un’ora e mezzo o due ore. “Una Messa domenicale come queste, almeno una volta nella vita – recita un messaggio ricevuto in redazione – aiuta molto a comprendere cosa vuol dire fare festa perché Gesù è risorto”.

Tanti messaggi di racconto del viaggio sono poi dedicati a Maralal (terra dei Samburu) dove il nostro vescovo Marco ha esercitato la sua attività di missionario, realizzando molte strutture e soprattutto lasciando un’impronta indelebile di ricchezza umana e spirituale nel cuore delle persone che, nel rivederlo, lo hanno accolto con calore e affetto immensi.

Un capitolo unico e speciale dovrà essere scritto sulla missione della diocesi di Torino in Samburu, fondata nel 1984, dove il nostro Vescovo è vissuto 13 anni ed è stato l’ultimo parroco torinese prima di passarla al clero locale.

Ecco, in sintesi, qualche appunto “copiato” dai tanti messaggi ricevuti a testimonianza di un viaggio entusiasmante, da conoscere di più, da rivivere nei racconti di chi ha partecipato e da ripensare come un piccolo “catechismo”. Partendo dalle “cose belle” del racconto, la speranza che si realizzi il sogno di don Paolo, da lui condiviso a conclusione del viaggio “spero che la gente senta anche qui, in Asti, la grandissima sete di Dio che si sente in Africa”.

Un primo approccio di riconoscenza per quanto le fotografie, i filmati e i pochi pensieri catturati dalle parole dei messaggi “social” ci hanno fatto gustare della terra di missione, in attesa di conoscere di più e meglio un Messaggio di novità da fare nostro.

Michelino Musso