La Conferenza Episcopale Algerina ha annunciato che la celebrazione della beatificazione di 19 martiri cristiani uccisi in Algeria tra il 1992 e il 2001, si svolgerà l’8 dicembre prossimo al Santuario di Notre-Dame de Santa Cruz di Orano. Sarà il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, l’inviato di Papa Francesco per presiedere il Rito. Il 15 novembre, alle 17.15, nel Salone del Seminario di Asti il padre trappista Thomas Georgeon, postulatore della causa di beatificazione dei martiri cristiani, presenterà il libro “La nostra morte non ci appartiene”.
Il volume (ed. Emi) scritto a quattro mani con Christophe Henning e con la prefazione di Enzo Bianchi, sarà disponibile dall’8 novembre.
Centocinquantamila morti ammazzati tra il 1992 e il 2001. L’Algeria, stretta nel morso di una guerra civile tra islamisti ed esercito, ha visto cadere anche 19 religiosi cattolici, suore, consacrati, monaci, un vescovo. Vite innocenti stroncate dalla furia omicida che bollava umili religiose e uomini di preghiera con l’epiteto di «crociati». Niente di più falso: la vicenda della chiesa in Algeria è una delle pagine più evangeliche del Novecento. Una presenza semplice, spoglia, libera e fedele a Cristo, soprattutto durante il dramma del terrorismo islamista.
Papa Francesco ha riconosciuto il martirio di questi «oscuri testimoni della speranza» elevandoli agli altari. Uomini e donne che, mentre intorno a loro migliaia di persone venivano massacrate, non sono fuggiti né si sono messi in salvo, ma hanno deciso di restare a fianco dei propri fratelli e sorelle a costo della vita. In questa scelta di libertà, raccontata anche nel celebre film Uomini di Dio, si staglia la grandezza di questi religiosi, che avevano già donato la vita nel quotidiano. E perciò hanno accettato il rischio di una fine violenta, come testimonia la frase di Christian de Chergé che dà il titolo al libro. Queste storie di fede e umanità, raccontate dal postulatore della causa di beatificazione, continuano a parlarci con la forza inesauribile dei martiri di ogni epoca. «Se ci succedesse qualcosa, vogliamo viverlo qui, solidali con tutti gli algerini che hanno già pagato con la vita» Fratel Michel Fleury, monaco di Tibhirine.